- Una nuova inchiesta di Global Witness rivela che JBS si è rifornita di bestiame da 144 proprietà rurali nello stato amazzonico del Pará che contenevano oltre 10.000 campi da calcio di disboscamento illegale di foresta Amazzonica, contrariando i suoi obblighi legali di non deforestazione.
- Inoltre, JBS non ha monitorato altri 1.600 allevamenti lungo la sua filiera di approvvigionamento, contenenti l’equivalente a 57.000 campi da calcio di deforestazione.
- La pelle proveniente da questi allevamenti è stata comprata dalla conceria italiana Gruppo Mastrotto, che rifornisce marchi famosi come Volkswagen, Toyota e Ikea.
- Supermercati britannici come Sainsbury's, Iceland e Asda hanno venduto nel febbraio 2022 prodotti che contengono carne in scatola della JBS, mentre Morrisons ha escluso questi prodotti quando è stato contattato da Global Witness.
- HSBC, Barclays, Santander, Deutsche Bank, BlackRock e JP Morgan sono tra le principali istituzioni finanziarie che ancora sostengono JBS per quasi 1 miliardo di dollari di azioni, nonostante la miriade di fallimenti in materia di deforestazione.
Il gigante della carne JBS continua ad approvvigionarsi di bestiame da allevatori responsabili di un’estesa distruzione illegale della foresta pluviale e di abusi dei diritti umani nell'Amazzonia brasiliana, rivela oggi Global Witness. La nostra indagine mostra che la pelle contaminata della JBS, proveniente dalle sue attività dubbiose nello stato del Pará, è finita nei magazzini della nota azienda italiana di pelletteria Gruppo Mastrotto, che rifornisce le principali case automobilistiche e i produttori di mobili di tutto il mondo. I supermercati britannici continuano a rifornirsi di carne in scatola dalla JBS, anche se in precedenza si erano impegnati ad abbandonare alcuni dei suoi prodotti, mentre le principali banche internazionali finanziano ripetutamente il gigante della carne bovina nonostante i suoi numerosi fallimenti nell'eliminare la deforestazione e le violazioni dei diritti umani dalle sue catene di approvvigionamento.
Il rapporto, Cash Cow, denuncia un modello ricorrente di accaparramento di terre, lavoro forzato e riciclaggio di bestiame effettuato negli allevamenti di uno dei fornitori di JBS nello stato amazzonico del Pará: la famiglia Seronni (1). L'indagine ha anche scoperto che JBS, nel 2020, ha acquistato bestiame da 144 proprietà rurali che contenevano 10.000 campi da calcio di deforestazione illegale solo in questo stato, contrariamente agli accordi di non deforestazione stipulati con il Pubblico Ministero Federale Brasiliano. JBS non ha monitorato altri 470 allevamenti di "fornitori indiretti" più a monte della sua catena di approvvigionamento per verificare la conformità con questo l'accordo, dove Global Witness ha trovato circa 40.000 campi da calcio di disboscamento illegale di foresta amazzonica e un totale di 1.600 allevamenti che contengono 57.000 campi da calcio di deforestazione, legale e non (2).
Il Gruppo Mastrotto, azienda manifatturiera italiana leader mondiale per la produzione di pelle, si é rifornita di pelli dalla conceria JBS nello stato amazzonico del Pará a sua volta coinvolta in attività di deforestazione illegale, lavoro in condizioni di schiavitù, accaparramento di terre e riciclaggio di bestiame, come rivela Global Witness (3). L'azienda italiana vende pelle a case automobilistiche come Volkswagen Group e Toyota e al produttore di mobili Ikea (4). Allo stesso tempo, supermercati britannici come Sainsbury's, Asda e Iceland si sono riforniti fino a febbraio del 2022 di prodotti a base di carne bovina legati alla JBS, nonostante alcuni si siano impegnati a non comprare più dall'azienda o dal Brasile. Morrisons ha ritirato dai suoi negozi un prodotto contenente carne di manzo JBS dopo che Global Witness ha riportato le sue scoperte al supermercato (5).
Nel frattempo, grandi banche e investitori come HSBC, Barclays, Deutsche Bank, JP Morgan, Santander e BlackRock continuano a sostenere la JBS. I loro finanziamenti confluiscono nell'azienda nonostante i ripetuti fallimenti di JBS nell'eliminare gli abusi ambientali e dei diritti umani dalla sua catena di approvvigionamento, ed in contrasto con le politiche di non deforestazione e gli impegni climatici di molti di questi finanziatori. Il nostro rapporto rivela che nell'ottobre 2021, società di investimento controllate da HSBC, Barclays, Santander, Deutsche Bank, BlackRock e JP Morgan e altre istituzioni finanziarie con sede nell'Unione europea (UE) e negli Stati Uniti detenevano, in totale, ancora azioni della JBS del valore di quasi 1 miliardo di dollari (6).
I clienti di alcune delle più grandi e prestigiose banche e aziende europee potrebbero quindi essere esposti alla deforestazione e a gravi abusi dei diritti umani nella filiera di approvvigionamento di JBS.
Queste conclusioni si inseriscono in un contesto di rapida accelerazione della distruzione dell'Amazzonia brasiliana, con la deforestazione che raggiunge livelli record (7). Lo smantellamento delle politiche ambientali e l'indebolimento delle agenzie ambientali sotto il presidente Bolsonaro sono stati evidenziati come rischi principali che potrebbero spingere l'Amazzonia verso un punto di rottura irreversibile, con conseguenze devastanti per le popolazioni indigene e le comunità locali, il clima globale e la biodiversità (8).
Con l'avvicinarsi delle elezioni brasiliane e l'approvazione da parte del Congresso di una legislazione cruciale sul land grabbing, la deforestazione dell'Amazzonia e i diritti degli indigeni sono diventati una questione centrale in Brasile. Secondo un recente sondaggio, quasi il 90% dei brasiliani ritiene che sia necessario conservare la foresta amazzonica perché è la più grande ricchezza del Brasile (9).
Questa indagine fa seguito alla precedente denuncia di Global Witness sui legami di JBS con la deforestazione e le violazioni dei diritti umani nel rapporto 2020, Beef, Banks and the Brazilian Amazon. Le rivelazioni odierne sulla successiva distruzione delle foreste e sugli abusi dimostrano che si tratta di un modello di comportamento continuo e ripetuto da parte di JBS, che non ha intrapreso azioni sufficienti per affrontare i problemi ben documentati nella sua filiera di approvvigionamento. Recentemente JBS è stata anche messa sotto accusa per un presunto aumento del 50% delle sue emissioni di carbonio negli ultimi cinque anni, facendo si che la sua impronta di carbonio sia più grande di tutta l'Italia e quasi quanto quella del Regno Unito (10). Nel frattempo, il 2021 ha visto ricavi record per l'azienda, che continua ad alimentare la crisi climatica e a trarre profitto dalla distruzione dell’Amazzonia brasiliana (11).
A sei mesi dalla Dichiarazione dei leader di Glasgow alla COP26 sulle foreste e l'uso dei suoli e con le proposte di leggi contro la deforestazione globale in discussione in Regno Unito ed UE, la nostra inchiesta ci ricorda con urgenza l'importanza di una solida normativa sulla deforestazione che copra tutti i prodotti a rischio, comprese le carni bovine e il cuoio, che metta in primo piano le tutele dei diritti umani e che affronti il ruolo del settore finanziario nel sostenere aziende agroalimentari, come JBS, che sono distruttive per il nostro pianeta (12) (13).
Chris Moye, responsabile ad interim per le indagini sulle foreste, Global Witness, ha dichiarato:
"L'Amazzonia è la più grande foresta pluviale del mondo e gioca un ruolo critico per il clima, ma viene rasa al suolo a ritmi allarmanti, grazie a imprese agroalimentari come JBS che distruggono le foreste e sono sostenute dalle aziende e dalle banche che fanno affari con loro. Mentre loro realizzano profitti da capogiro, le comunità locali soffrono e i polmoni del pianeta continuano a essere decimati.
"La carne e la pelle contaminate dal deforestamento potrebbero finire nei piatti e nei prodotti dei consumatori del Regno Unito e dell'UE, esponendoli alla distruzione delle foreste, al lavoro forzato e ad altri abusi.
"Se i governi vogliono mettere in pratica ciò che hanno predicato sulla deforestazione alla COP26, devono dare seguito agli impegni presi alla conferenza di Glasgow con leggi forti che rendano illegale per tutte le imprese, compreso il settore finanziario, di alimentare la deforestazione e le relative violazioni dei diritti umani legate al commercio di carne bovina e della pelle.
"Nel Regno Unito, ci risulta che il governo potrebbe escludere la carne bovina e il cuoio dalla fase iniziale di attuazione dell'Environment Act, nonostante siano la principale fonte dell'impronta di deforestazione del Regno Unito all'estero. Questo rapporto ci ricorda che si tratterebbe di una decisione devastante".
José Batista, avvocato della ONG brasiliana Commissione Pastorale per la Terra (CPT), che rappresenta le comunità colpite dalla deforestazione, ha dichiarato:
"Le banche che finanziano gli allevamenti di bestiame nella foresta amazzonica, o le aziende che acquistano la carne direttamente dagli allevatori di questa regione, devono fare attenzione e richiedere che la produzione non sia legata alla deforestazione".